snyder by unknow

snyder by unknow

autore:unknow
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-04-25T09:19:31+00:00


9. SCIENZE DELL’OMBRA E DELLA LUCE.

Trentatré anni dopo, Margaret Herschel ricordava ancora, come in una foto, quella visita. Il 1° febbraio 1839 William Henry Fox Talbot, un amico di suo marito, prese il treno da Londra – la ferrovia era stata costruita da poco – per andarlo a trovare a Slough e portò con sé alcuni campioni: erano il risultato di un ingegnoso metodo che aveva escogitato per catturare le immagini sulla carta. Talbot aveva mostrato, ricordava Margaret, due «piccoli soggetti – felci e pizzi – eseguiti con il nuovo procedimento». Aveva realizzato quelle immagini mettendo le foglie e gli scampoli di pizzo sopra un foglio di carta trattata in un modo particolare, poi aveva riposto il tutto in una scatola di legno coperta da una lente di vetro. Successivamente aveva messo la scatola sul prato della sua tenuta, Lacock Abbey. L’azione del sole sul cloruro d’argento – che è fotosensibile – con cui era stata trattata la carta l’aveva resa di colore marrone scuro, mentre le parti coperte dalle foglie e dai pizzi erano rimaste di un bianco brillante; l’effetto non era lontano da quello della porcellana della ditta di Josiah Wedgwood: disegni panna su uno sfondo più scuro.

Il problema, spiegò Talbot, era che, con il passare del tempo, l’esposizione alla luce faceva scurire anche le parti di carta coperte e l’immagine così si perdeva. Egli non era in grado di «fissarla». Margaret ricordava che il marito osservò: «Fammi vedere un po’». Era tornato dopo qualche minuto, restituendo l’immagine a Talbot e dicendogli: «Credo che ora sarà fissata». Così, concluse Margaret piena di orgoglio, il problema di rendere permanenti le foto l’aveva risolto suo marito.1

Herschel si era accorto in un lampo che la soluzione poteva venire da alcuni esperimenti che aveva condotto nel 1819. Allora aveva scoperto una proprietà apparentemente insignificante dell’iposolfito di sodio: rende il nitrato d’argento idrosolubile e in questo modo i suoi sali possono essere tolti con l’acqua. Talbot aveva trattato la carta con cloruro d’argento e le immagini si erano formate per l’azione della luce sul composto che era stato spalmato su di essa. Grazie alla luce, questo era stato ridotto a un deposito di argento puro, mentre le zone protette dagli oggetti posizionati sulla carta erano rimaste nello stato iniziale, quindi erano ancora fotosensibili. Serviva un modo per neutralizzare o rimuovere il cloruro d’argento e allo stesso tempo trattenere l’argento puro. Herschel sapeva che, lavato via il nitrato dalla carta, l’azione del sole non avrebbe più scurito le immagini. Aveva inventato l’“ipo” dell’iposolfito, usato ancora oggi nelle pellicole fotografiche (anche se il suo nome moderno è triosolfato di sodio).

I ricordi di Margaret sono un po’ confusi, suo marito aveva strappato l’immagine in due: un pezzo lo aveva trattato con una soluzione di iposolfito di sodio, l’altro lo aveva lasciato così com’era. Le due metà sono sopravvissute fino a oggi: sono attaccate a una pagina dei quaderni di Herschel. La metà trattata mostra ancora, anche se molto evanescente, l’ombra del gambo di una pianta; l’altra si è scurita completamente e il quaderno ha mantenuto l’odore aspro e acido del composto chimico.



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